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Dobbiamo chiedere voti a chi non sa chi siamo

Posted: Marzo 29th, 2014 | Author: | Filed under: ARTICOLI, POLITICA | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Dobbiamo chiedere voti a chi non sa chi siamo

di Franco Arminio – MLA-PRIMAVERA-MANIFESTAi sono can­di­dato con L’altra Europa con Tsi­pras per­ché voglio fare una cosa impos­si­bile, voglio fare una comu­nità pae­so­lo­gica al tempo dell’autismo corale. Chi vuole può tenersi i poli­tici che ci sono. Sem­bra che il suc­cesso in poli­tica sia basato sulla quan­tità di fango in cui ti sai girare. Ci sono almeno qua­ranta milioni di ita­liani che forse non hanno nem­meno sen­tito nomi­nare la parola Tsi­pras. Tra loro tan­tis­sime per­sone la pen­sano come noi e dob­biamo andarle a tro­vare. Mi sono can­di­dato per­ché non accetto che nella patria di Dante si dia cre­dito a poli­ti­canti di ogni risma e si neghi in ogni modo l’idea che la parola di un poeta possa diven­tare pane comune.

Sem­bra che la demo­cra­zia sia fon­data sui mise­ra­bili che devono eleg­gere altri mise­ra­bili. Ovvia­mente, parlo di mise­ria spi­ri­tuale. Sono entrato nella lista Tsi­pras con la spe­ranza che si possa costruire un altro clima. Un’Italia sve­le­nita da pazienti eser­cizi di ammi­ra­zione. Un’Italia in cui le tante luci che ci sono non sono sot­to­po­ste a eser­cizi di dif­fi­denza, come se la bel­lezza fosse una colpa.

La lista con Tsi­pras per me è un’occasione straor­di­na­ria non di difen­dere il nulla che è rima­sto, né di restau­rare le mace­rie, ma di creare uno spa­zio ine­dito e inau­dito. Una nuova alleanza tra lo spi­rito con­ta­dino e l’era della rete. Da quello che c’è in mezzo, la moder­nità inci­vile e postic­cia degli ultimi trent’anni, dob­biamo scap­pare in fretta. Non credo sia cru­ciale dichia­rarsi di sini­stra e pen­sare a essere più a sini­stra di altri. Non credo che l’avventura di que­sta lista si possa gio­care sul cer­care di ripian­tare i peli nei pori che si sono chiusi. Dob­biamo aprirci e respi­rare, far volare il sogno di un’Europa antica e nuova, in cui si pro­duce e si con­suma, ma si comin­cia a sten­dere la pasta di una civiltà della poe­sia, una civiltà che nel mondo degli uomini non c’è mai stata. Civiltà della poe­sia signi­fica pro­teg­gere le nostre verità, sen­tire la sacra­lità di tutte le cose appog­giate sulla terra tonda, dalle mon­ta­gne alla carta di una caramella.

Il piano della poli­tica, per­fino il piano di una cam­pa­gna elet­to­rale, non deve pro­ce­dere con parole mec­ca­ni­che e pre­or­di­nate. La lista L’altra Europa si rivolge a chi ci crede ancora nell’avventura umana, a chi pensa che dob­biamo par­to­rire un altro mondo. E se c’è ancora gio­vi­nezza in Europa, se c’è ancora qual­che bri­vido pos­si­bile, que­sto può arri­vare dai mar­gini, dalla Gre­cia, dal Medi­ter­ra­neo. La poli­tica della luce con­tro la fab­brica del gri­giore della Merkel.

Dob­biamo met­tere feli­cità in que­sta cam­pa­gna elet­to­rale, per­fino un po’ di sva­ga­tezza. Veniamo da anni in cui la pas­sione di distin­guersi e pre­ci­sare ci ha fatto cadere addosso un velo di tri­stezza e la poli­tica non si fa con le pas­sioni tri­sti. È bene che ogni can­di­dato fac­cia sen­tire il suo carat­tere, le sue voca­zioni più auten­ti­che. Una nuova comu­nità poli­tica non si costrui­sce livel­lando, uni­for­mando, ma dando risalto alle spe­ci­fi­cità di ognuno.

La ric­chezza delle liste mira­bil­mente costruite dai garanti ora non può essere avvi­lita da richiami a una linea rigida che non esi­ste. Que­sti richiami spesso ven­gono da estre­mi­smi chias­sosi che nascon­dono una pigri­zia intel­let­tuale. Mi sento radi­cal­mente eco­lo­gi­sta e credo che al Sud si debba sal­va­guar­dare in ogni modo la bel­lezza che è rima­sta, ma non posso seguire chi si è scan­da­liz­zato per la mia affer­ma­zione che la Luca­nia non è tutta deva­stata dal petro­lio. Biso­gna evi­tare altre tri­vel­la­zioni e ridi­scu­tere con molta seve­rità sull’esistente, una discus­sione in cui la poli­tica locale e nazio­nale lavori nell’interesse dei cit­ta­dini e non nell’interesse delle mul­ti­na­zio­nali. Mi sono can­di­dato per difen­dere l’Italia interna, l’Italia dei paesi e delle mon­ta­gne. E credo che que­sta difesa sia anche nell’interesse degli ita­liani che affol­lano le coste.

Dob­biamo chie­dere i voti anche a chi non ha mai votato a sini­stra, per­ché siamo den­tro un’altra sto­ria, per­ché non siamo un par­tito, ma una comu­nità costi­tuente. Non andiamo in Europa per gover­nare ese­guendo uno spar­tito con stru­menti che non abbiamo. Il nostro com­pito è spo­stare il bari­cen­tro della sen­si­bi­lità dall’economia della moneta a quella degli affetti, dall’Europa dell’indifferenza a quella di un nuovo legame sociale. Nei giorni che man­cano alle ele­zioni il com­pito è aprirsi all’impensato, cele­brare la glo­ria della lin­gua, la pas­sione con­tro le ingiu­sti­zie, la cura dei deboli. C’è un’Italia che vuole rico­no­scersi in noi. Siamo una borsa piena di belle cose, ma ci manca il manico, e il manico in que­sto caso non è un lea­der, ma l’idea che non siamo la lista degli estre­mi­sti, la lista degli intel­let­tuali. Tsi­pras è un’avventura raf­fi­nata e popo­lare, una poli­tica lucida ma anche emo­zio­nata ed emo­zio­nante. Ci vuole in que­ste set­ti­mane un pro­lun­gato eser­ci­zio di ascolto e atten­zione. Biso­gna andare in tutti i luo­ghi dell’Italia, biso­gna calarsi nelle sue pie­ghe più ina­scol­tate. Mi pia­ce­rebbe che il 25 aprile, il primo mag­gio oppure l’ultima dome­nica elet­to­rale ci fos­sero mille comizi in con­tem­po­ra­nea (e oltre ai comizi, pas­seg­giate, par­la­menti comu­ni­tari, con­certi, feste). Ci vuole una trama fit­tis­sima di gesti affet­tuosi. Non siamo in com­pe­ti­zione per essere meno peg­gio degli altri. Siamo in cam­pa­gna elet­to­rale per essere puri e intensi come gli elet­tori che ci vote­ranno. E non è pos­si­bile che la purezza sia solo a sini­stra di Renzi.

28.3.2014 – il manifesto


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