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Alla ThyssenKrupp fu «omicidio volontario»

Posted: Novembre 18th, 2008 | Author: | Filed under: ARTICOLI | Commenti disabilitati su Alla ThyssenKrupp fu «omicidio volontario»

«Omicidio volontario». Queste due parole, perentorie, ricorrono oggi nelle aperture dei principali quotidiani italiani: Corriere della Sera, Repubblica, Messaggero, La Stampa, L’Unità, Il Manifesto, Liberazione (uniche eccezioni Libero e Il Giornale, sulle cui prime pagine non si dà notizia del processo). La decisione del gup di Torino, Francesco Gianfrotta, di procedere con il rinvio a giudizio per tutti gli imputati della Thyssen è considerata dalla stampa come un fatto storico nella lotta alle morti sul lavoro.
«Un evento straordinario, e potremmo aggiungere straordinariamente positivo, se il contesto che l’ha determinato non fosse una delle peggiori stragi di operai che questo disgraziato paese ricordi», scrive Loris Campetti sul Manifesto: «Per la prima volta un tribunale italiano si esprimerà sull’ipotesi che la responsabilità degli omicidi non sia soltanto individuale ma dell’azienda, e che il colpevole abbia agito conoscendo il rischio imposto ai suoi dipendenti pur di ridurre le spese sulla sicurezza dell’impianto e degli addetti. Meno costi più incassi». Il giornalista ricorda poi che i dirigenti della multinazionale «sapevano ed erano responsabili dell’esistenza di tre livelli di sicurezza: quello massimo in Germania, uno appena tollerabile nello stabilimento di Terni, uno inaccettabile nello stabilimento torinese condannato alla chiusura».
«Per la prima volta nella storia del diritto italiano, una sentenza stabilisce che i morti sul lavoro possono essere di più: possono essere ritenuti uccisi, assassinati dalla noncuranza dei loro dirigenti», sottolinea Maurizio Crosetti nell’editoriale di Repubblica: «Perdere la vita lavorando, perché le aziende non fanno di tutto per garantire la sicurezza, e anzi rimandano ogni volta gli investimenti a tutela della salute accettando il rischio (come nel caso della Thyssen), equivale a un omicidio». Forse non è un caso, aggiunge Crosetti, «se stavolta i giudici arrivano prima dei politici, degli analisti economici e persino dei sindacati»
Anche il procuratore di Torino Raffaele Guariniello, in un’intervista apparsa oggi sempre su Repubblica, parla di «un fatto certamente storico». Non è mai successo prima, ha ricordato, «che un giudice rinvii a giudizio un manager per omicidio volontario con dolo eventuale in relazione a un incidente sul lavoro. Questo reato esiste da tempo nel nostro codice penale ma non era mai stato contestato in circostanze simili». Il pm è poi tornato su una proposta da lui avanzata da tempo, quella di creare un coordinamento nazionale per indagare su questo tipo di incidenti: «È possibile avere una giustizia rapida e incisiva, ma non dappertutto. Purtroppo in Italia non esiste un criterio omogeneo di valutazione di questi reati. Occorrerebbe specializzare dei magistrati che perseguono questo tipo di reati. Creare una procura nazionale che indaghi sulla piaga degli infortuni sul lavoro potrebbe essere un primo passo».
Di diverso avviso il presidente del Comitato tecnico di Confindustria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, Samy Gattegno: «Sono stupito e perplesso, l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva, non mi pare che vi siano fatti tali da giustificare tale impostazione. Decideranno i giudici e la loro decisione sarà sovrana, ma confido che durante il percorso processuale saranno portate alla luce le vere responsabilità». Per Gattegno «quella sera alla Thyssen si è consumato un fatto gravissimo e sono convinto che la verità sarà accertata. Non so quali elementi abbia in mano la magistratura, ma so che il personale è la risorsa più pregiata che un’azienda possa avere, credo che non esista imprenditore che volutamente trascuri il tema della sicurezza. Lo dimostra il fatto che in tanti casi è il capo dell’azienda a morire assieme ai suoi operai, come si è visto anche a Bologna».
«La formulazione del giudice mi ha sorpreso. Rispetto la decisione, ma davanti alla Corte l’accusa si ridurrà», ha detto Ezio Audisio, legale dell’amministratore delegato Thyssen Harald Espenhahn, in una conversazione con il Corriere della Sera. L’avvocato ricorda di «non avere mai chiesto che non si facesse il processo, ma che lo si facesse per un fatto colposo, come suggeriscono le risultanze delle indagini». In vista della prima udienza in Corte d’Assise, fissata per il 15 gennaio prossimo, precisa: «Restiamo convinti che questa disposizione di giudizio troverà un ridimensionamento: trattandosi di un rinvio a giudizio, quella del giudice è una decisione che non entra nel merito delle responsabilità. Crediamo che la nostra tesi possa trovare accoglimento quando si affronterà la questione in fase dibattimentale».

fonte: carta.org – 18-11-2008 


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