La cooperazione condannata
Posted: Febbraio 14th, 2010 | Author: labomar | Filed under: ARTICOLI | Commenti disabilitati su La cooperazione condannata
RITROVO IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA ALLE ORE 15.00
I
diritti che “avranno titolo” a sfilare e a parlare in questa marcia
sono stati individuati (così come meglio specificato in seguito) e sono
sei;
Ciascun diritto sarà rappresentato, “illustrato” e
“animato” da un gruppo o associazione o partito (così come meglio
delineato più avanti) ed avrà un colore caratteristico per tutta la
manifestazione;
Nella stessa piazza, dopo la marcia, ci sarà la
perfomance di gruppi musicali ed artisti che, gentilmente, hanno dato
la propria adesione e disponibilità alla causa;
Sono stati
decisi i diritti “che sfileranno”, i colori che li rappresenteranno per
tutto l’evento e i “padrini o madrine” che avranno il compito di
intervenire a fine marcia, nel dibattito che precederà le esibizioni
musicali.
Interverranno nell’ ordine:
Sebastiano Grasso, Presidente dell’associazione hey that’s amore
Sindaco di Sannicola , Pippi Nocera: dara’ il benvenuto alla marcia
1) Il diritto all’orientamento sessuale, alle unioni civili e all’uguaglianza di genere;
PORTAVOCE: ON ANNA PAOLA CONCIA
COLORE: ROSA
2) Il diritto al lavoro e all’ uguaglianza sociale;
PORTAVOCE: CONSIGLIERE REGIONALE PIERO MANNI
COLORE: ROSSO
3) Il diritto all’ istruzione;
PORTAVOCE: PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEGLI STUDENTI DELL’ UNIVERSITA’ DEL SALENTO FRANCESCO MAZZOTTA
COLORE: GIALLO
4) Il diritto alla salute;
PORTAVOCE: PRESIDENTE DELLA LILA LECCE SIMONA CLEOPAZZO
COLORE: BLU
5) Il diritto all’ integrazione;
PORTAVOCE: PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CTM ONLUS EMANUELA GIANNONE COLORE :VIOLA
6) integrazione dei disabili
PORAVOCE: RAPRESENTANTE DI MOVIMENTO EUROPEO UGUALMENTE ABILI GIUSEPPE SPAGNOLO
COLORE: VERDE
La manifestazione è organizzata dall’Associazione culturale “Hey that’s amore” di Galatone e dal Comune di Sannicola
Ebbene sì. Proprio in questo contesto l’emendamento Santini rende possibile alle Regioni allungare la stagione di caccia. Oggi è compresa tra l’1 settembre e il 31 gennaio di ogni anno. Questi termini vengono cancellati.
Quattordici associazioni ambientaliste (fra esse Wwf, Lipu,
Legambiente) hanno pubblicato un comunicato stampa congiunto in cui
definiscono gravissima e vergognosa
l’approvazione dell’emendamento Santini in commissione, anche perchè
esso “era stato più volte bocciato in precedenza da Governo e varie
commissioni parlamentari” ed “aveva ricevuto parere negativo dell’Ispra”. L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
La “legge comunitaria 2009″ deve ancora concludere l’iter verso l’approvazione: e dunque c’è tempo e modo per modificarla ancora. Speriamo. Se le cose non cambiano, la situazione è piuttosto grave.
Prima dell’approvazione in commissione, la senatrice Donatella Poretti (Radicale) ha pubblicato sul suo blog un’analisi dettagliata e tecnica dell’emendamento Santini.
Sottolinea che “attraverso la dichiarata motivazione di rispondere alle
procedure di infrazione comunitaria in materia di caccia, si ineriscono
una serie di elementi del tutto estranei ad esse e che anzi vanno in
direzione esattamente contraria a quanto chiesto dalla Commissione europea”.
L’abolizione dei termini della stagione di caccia,
in particolare, avviene anche se la Commissione Europea “chiede, al
contrario, di limitare il periodo di caccia prevedendo il divieto
assoluto durante le fasi di riproduzione e migrazione”, cosa,
quest’ultima, che l’emendamento non fa.
Le date che indicano i termini della stagione di caccia vengono sostituiti dall’emendamento
con questa dicitura: “I termini devono comunque garantire il rispetto
della direttiva 79/409/CEE per le specie in essa tutelate”. Si tratta
della cosiddetta direttiva Uccelli.
Secondo Poretti, è una regolamentazione pletorica e generica che
permetterà appunto alle Regioni di allungare il calendario di caccia e
determinerà “una situazione di notevolissima incertezza del diritto, viste le sicure difficoltà interpretative derivanti dal testo così riformulato”.
Si aprirà così “una stagione di caos giuridico con ricorsi, pressioni e contenziosi continui” e “una nuova stagione di ‘deroghe’ di caccia”.
Il comunicato stampa delle associazioni ambientaliste: l’emendamento Santini, caccia senza termini
Sul sito del Senato il disegno di legge 1781, “legge comunitaria 2009″ e l’emendamento Santini
Dal blog della senatrice Donatella Poretti l’emendamento Santini al ddl 1781
I NOSTRI PIU’ SENTITI AUGURI SCOMODI VOGLIAMO FARVELI ATTRAVERSO QUESTE STRAORDINARIE PAROLE:
"Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza."
don Tonino Bello
“Copenhagen fallisce”, “Copenhagen non fallisce”, quel che è certo è che la conferenza di Copenhagen non si concluderà con un nuovo trattato post-Kyoto vincolante, ma solo con un accordo politico “ambizioso”. Di un trattato se ne riparlerà nel 2012! Il fatto non stupisce troppo, anzi appare del tutto coerente con il modo in cui da sempre i responsabili della politica mondiale si sono posti di fronte alla crisi, un problema decisivo per le sorti dell’umanità. Dapprima, per decenni, ne hanno negato l’esistenza stessa. Ne hanno poi riconosciuto la realtà solo quando, negli anni ’70, scattò l’allarme di esaurimento delle energie fossili. Read the rest of this entry »
L’ultimo libro di Franco Cassano
Da circa vent’anni Franco Cassano ha promosso, anche con il suo fortunato libro "Il pensiero meridiano", un forte ripensamento sul Mezzogiorno e sulla sua identità culturale. Grazie a lui si è aperto un dibattito sull’autonomia del pensiero meridionale, e si sono poste le basi teoriche di un nuovo meridionalismo, che parte da parametri altri, valorizzando prima di tutto l’osmosi con il mare, l’"andar lenti" contro il mito moderno dell’"homo currens", la dimensione di frontiera. Cassano prosegue ora la sua riflessione sul Sud mettendo a confronto i vari paradigmi che lo hanno interpretato: quello della dipendenza ovvero dello sfruttamento, della modernizzazione ovvero del ritardo, quello dell’autonomia ovvero del Sud come risorsa critica, osservando l’eclissarsi della questione meridionale da ogni agenda e dibattito pubblico, scalzata dall’emersione di una questione settentrionale. Il libro si interroga su questo passaggio drammatico che deriva proprio dallo scarto tra la ormai dominante "regionalizzazione della ragione" e l’ampiezza di vedute necessaria per conservare l’unità del nostro paese proiettandola nel futuro.
Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione
che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l’uso sociale dei
beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze
politiche, che votarono all’unanimità le legge 109/96. Si coronava,
così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con
la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate
illegalmente.
Oggi quell ‘impegno rischia di essere tradito. Un
emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria, infatti,
prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare
entro tre o sei mesi. E’ facile immaginare, grazie alle note capacità
delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si
farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e
che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con
la violenza, il sangue, i soprusi, fino all’intervento dello Stato.
La
vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si
arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo
riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni
nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al
lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, avrà un effetto
dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni.
Per
queste ragioni chiediamo al governo e al Parlamento di ripensarci e di
ritirare l’emendamento sulla vendita dei beni confiscati.
Si
rafforzi, piuttosto, l’azione di chi indaga per individuare le
ricchezze dei clan. S’introducano norme che facilitano il riutilizzo
sociale dei beni e venga data concreta attuazione alla norma che
stabilisce la confisca di beni ai corrotti. E vengano destinate
innanzitutto ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di
giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie. Ma non
vendiamo quei beni confiscati che rappresentano il segno del riscatto
di un’Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono davvero
tutti "cosa nostra"
don Luigi Ciotti
presidente di Libera e Gruppo Abele