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Appello di Alex Zanotelli

Posted: Febbraio 14th, 2010 | Author: | Filed under: ARTICOLI | Commenti disabilitati su Appello di Alex Zanotelli

 «Mobilitiamoci! Sull’acqua ci giochiamo tutto»

Alex Zanotelli [10 Febbraio 2010]
[da www.misna.org] Questo è l’anno dell’acqua, l’anno in cui noi italiani dobbiamo decidere se l’acqua sarà merce o diritto fondamentale umano. Il 19 novembre 2009, il governo Berlusconi ha votato la legge Ronchi, che privatizza i rubinetti d’Italia. E’ la sconfitta della politica, è la vittoria dei potentati economico-finanziari. E’ la vittoria del mercato, la mercificazione della «creatura» più sacra che abbiamo: «sorella acqua». Questo decreto sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, che, per l’aumento delle tariffe, troveranno sempre più difficile pagare le bollette dell’acqua [avremo così cittadini di serie A e di serie B!]. Ma soprattutto, la privatizzazione dell’acqua sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete. Per me è criminale affidare alle multinazionali il bene più prezioso dell’umanità [«l’oro blu»], bene che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici [scioglimento dei ghiacciai e dei nevai] sia per l’incremento demografico. 
L’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestito dai Comuni a totale capitale pubblico, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione per tutti al costo più basso possibile. Purtroppo il nostro governo, con la legge Ronchi, ha scelto un’altra strada, quella della mercificazione dell’acqua. Ma sono convinto che la vittoria dei potentati economico-finanziari si trasformerà in un boomerang. 
E’ già oggi notevole la reazione popolare contro questa decisione immorale. Questi anni di impegno e di sensibilizzazione sull’acqua, mi inducono ad affermare che abbiamo ottenuto in Italia una vittoria culturale, che ora deve diventare politica. Ecco perché il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica lancia ora il Referendum abrogativo della Legge Ronchi, che dovrà raccogliere, fra aprile e luglio 2010, circa seicentomila firme. Non sarà un referendum solo abrogativo, ma una vera e propria consultazione popolare su un tema molto chiaro: o la privatizzazione dell’acqua o il suo affidamento ad un soggetto di diritto pubblico. Le date del referendum verranno annunciate in una grande manifestazione nazionale a Roma il 20 marzo, alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua [22marzo]. 

Nel frattempo chiediamo a tutti di costituirsi in gruppi e comitati in difesa dell’acqua, che siano poi capaci di coordinarsi a livello provinciale e regionale. E’ la difesa del bene più prezioso che abbiamo [aria e acqua sono i due elementi essenziali per la vita!]. Chiediamo a tutti i gruppi e comitati di fare pressione prima di tutto sui propri Comuni affinché convochino consigli monotematici per dichiarare che l’acqua è un bene di non rilevanza economica. Questo apre la possibilità di affidare la gestione dell’acqua ad un soggetto di diritto pubblico. Abbiamo bisogno che migliaia di Comuni si esprimano. Potrebbe essere questo un altro referendum popolare propositivo. Solo un grande movimento popolare trasversale potrà regalarci una grande vittoria per il bene comune. Sull’acqua ci giochiamo tutto, anche la nostra democrazia. Dobbiamo e possiamo vincere. Ce l’ha fatta Parigi [la patria delle grandi multinazionali dell’acqua, Veolia, Ondeo, Saur che stanno mettendo le mani sull’acqua italiana] a ritornare alla gestione pubblica. Ce la possiamo fare anche noi. Mobilitiamoci! E’ l’anno dell’acqua!  


La cooperazione condannata

Posted: Febbraio 14th, 2010 | Author: | Filed under: ARTICOLI | Commenti disabilitati su La cooperazione condannata

                 

 

 di Tommaso Rondinella


La cooperazione italiana affonda e fa da palla al piede alle aspirazioni globali dell’Unione Europea. Lo denuncia il rapporto periodico dell’Ocse sulla cooperazione allo sviluppo in Italia, la cosiddetta «Peer review». Si tratta di un’analisi coordinata dal Comitato per l’aiuto pubblico (Dac) dell’Ocse ma di fatto realizzata da altri membri dell’organizzazione, nel caso specifico Francia e Grecia.

Obiettivo della Peer review è quello di stilare una serie di raccomandazioni, tecniche e politiche, al fine di garantire che ogni membro raggiunga standard condivisi di efficacia degli aiuti allo sviluppo rispetto a tutti gli aspetti della nostra cooperazione: risorse, quadro legislativo, priorità geografiche, dialogo con la società civile, coordinamento tra istituzioni, personale impiegato, gestione amministrativa, monitoraggio, gestione delle emergenze, eccetera. 
La nuova Peer review arriva a distanza di quasi 6 anni da quella precedente, del 2004. È interessante allora partire da quest’ultima per capire cosa sta succedendo con il nostro sistema di aiuti.
Nel 2004 il Dac propose tredici riforme essenziali da realizzare entro il 2009. Queste comprendevano, tra le altre, incremento e certezza delle risorse impegnate, migliore definizione delle priorità, assunzione di nuovi esperti, snellimento delle procedure amministrative, realizzazione di un sistema di valutazione e monitoraggio e l’approvazione di una nuova legge: la legge attuale risale a prima della caduta del muro di Berlino e dagli anni ’80 a oggi il modo di fare cooperazione è cambiato profondamente.
Purtroppo le raccomandazioni del 2004 sono state in gran parte disattese e con il tempo la lista si è solo allungata. Quest’anno le raccomandazioni sono diventate diciannove. Naturalmente le raccomandazioni non hanno tutte la stessa rilevanza e la stessa urgenza. Alcune, infatti, vanno ben al di là della semplice gestione tecnica del settore della cooperazione allo sviluppo ma contengono implicazioni politiche di grande rilevanza.
Nella presentazione pubblica fatta in Italia, il Chair del Dac Eckhard Deutscher ha sottolineato quattro aspetti essenziali per una rinnovata credibilità dell’Italia sul palcoscenico internazionale: 1) necessità di una nuova legge che definisca un quadro normativo più attuale per il nostro sistema di cooperazione, 2) adeguamento del volume di risorse agli impegni presi a livello internazionale, 3) attenzione alla coerenza tra le politiche, 4) monitoraggio e valutazione degli interventi.
Il capitolo sulle risorse è particolarmente dolente. L’impegno finanziario italiano è ormai sceso ai suoi minimi storici. 
L’ultimo taglio degli stanziamenti ammonta al 56%, mettendo di fatto in ginocchio la cooperazione pubblica bilaterale. Attualmente le possibilità discrezionali italiane su come spendere i soldi sono ridotte al minimo visto che i quattro quinti delle risorse sono dovute a impegni già presi, in particolare per i contributi obbligatori verso le agenzie internazionali. Nel 2010 l’Aiuto pubblico allo sviluppo italiano sarebbe dovuto essere dello 0,51% del Pil, invece non supererà lo 0,19%. E per gli anni a venire la manovra del governo prevede tagli ulteriori.

(la versione completa dell’articolo su www.sbilanciamoci.info)