AMAZZONIA, CHE MACELLO!!
Posted: Giugno 4th, 2009 | Author: labomar | Filed under: ARTICOLI | Commenti disabilitati su AMAZZONIA, CHE MACELLO!!
Un paio di scarpe Geox, Adidas, Timberland o
Clarks, un divano di pelle Chateaux d’ax o Ikea, un piatto di carne
Simmenthal o Montana possono avere un’impronta devastante sull’ultimo
polmone del mondo. Dopo tre anni di indagine, oggi pubblichiamo
l’inchiesta scandalo “Amazzonia, che macello!”.
Abbiamo scoperto che la foresta amazzonica viene distrutta per far
spazio agli allevamenti illegali di bovini. E la carne e la pelle che
ne derivano contaminano le filiere internazionali dell’alimentare,
dell’arredamento, della moda e delle scarpe.
Le prove raccolte dimostrano, infatti, che i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani – Bertin, JBS, Marfrig
– vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato a
raso la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Le materie
prime, frutto di crimini forestali, ‘sporcano’ le filiere produttive di
tantissimi marchi globali e distributori. Tra questi: Adidas, BMW,
Geox, Chateau d’Ax, Carrefour, EuroStar, Ford, Honda, Gucci, Ikea,
Kraft, Cremonini, Nike, Tesco, Toyota, Wal-Mart.
A livello globale la deforestazione determina il 20 per cento delle
emissioni di gas serra. Il Brasile è il quarto più grande emettitore di
gas serra a livello globale (dopo Usa, Cina e Indonesia). Il governo brasiliano
è a tutti gli effetti un socio in affari della distruzione della
foresta: per promuovere la crescita della produzione di carne e pelle
sta investendo per sviluppare ogni singola parte della filiera della
carne e delle pelle nel Paese.
Mentre voi leggete queste righe, gli allevamenti bovini
continuano a distruggere un ettaro di Amazzonia ogni 18 secondi. Non è
tutto. I dati a nostra disposizione rivelano che alcune delle fattorie
che riforniscono Bertin, JBS e Marfrig utilizzano forme illegali di lavoro schiavile
e occupazione di riserve indigene.
In Brasile, nel 2008, ben 3005 nuovi schiavi sono stati liberati da
decine di aziende zootecniche. Il 99 per cento di questi erano tenuti
prigionieri in Amazzonia.
È il tempo del coraggio e della responsabilità per i governi e per
le aziende che stanno dietro ai marchi globali se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico.
Per produrre una paio di scarpe sportive, invece, rischiamo di
deforestare illegalmente, promuovere forme di nuova schiavitù e
accelerare il cambiamento climatico.
Chiediamo a tutti i marchi coinvolti di interrompere immediatamente
i rapporti commerciali con aziende o allevamenti che sono legati alla
distruzione dell’Amazzonia.
Alla conferenza sul Clima di Copenhagen a dicembre 2009 un
vero accordo per la salvezza del clima e del pianeta deve includere
azioni concrete e fondi adeguati per fermare la deforestazione.
Per salvare il clima, noi dobbiamo salvare l’Amazzonia
fonte: Greenpeace