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LECCE 12-13 GIUGNO: MANIFESTO PER IL CONTROVERTICE SULL’ECONOMIA DEL G8

Posted: Maggio 22nd, 2009 | Author: | Filed under: POLITICA | Commenti disabilitati su LECCE 12-13 GIUGNO: MANIFESTO PER IL CONTROVERTICE SULL’ECONOMIA DEL G8

 

Nel
2001 il G8 si riunì a Genova. Furono giorni di violenta sospensione dei
diritti civili che ancora pesano nella coscienza collettiva, insieme al
ricordo e al dolore per la morte di Carlo Giuliani.
Furono anche giorni in cui i “grandi della terra” snocciolarono il
nuovo credo della globalizzazione liberista come fosse una nuova
religione universale. A detta loro, il mondo sembrava avviato verso una
marcia trionfale economica e politica: il nuovo capitalismo
transnazionale avrebbe garantito profitti a tutti coloro che avessero
voluto arricchirsi, grazie alle opportunità della mondializzazione. Le
ricette che venivano proposte accoglievano l’invito a delocalizzare le
produzioni là dove i lavoratori venivano pagati con salari da fame,
menomando i diritti maturati in Occidente attraverso una politica di
precarizzazione selvaggia del lavoro (loro la chiamavano
“flessibilità”). Una nuova corsa al profitto veniva proposta ai
possessori di capitali, sventrando Welfare e diritti maturati in anni
di lotte e mobilitazioni di popolo. Una nuova panacea sembrava a
disposizione del capitale globale: investire i surplus nella finanza,
realizzando denaro dal denaro, dando vita ad una “architettura
finanziaria globale” che avrebbe consentito di  armonizzare ogni
situazione di difficoltà da parte di governi consapevolmente complici
dell’inasprirsi delle disuguaglianze sociali. Oggi,  mentre i potenti
della terra
si apprestano a riunirsi a Lecce per un vertice mondiale
sull’economia, è tempo di bilanci. Rispetto alle promesse del G8 di
Genova, siamo di fronte ad uno scenario capovolto. Il bilancio è
impietoso e la parola che risuona in tutte le zone del pianeta è una
soltanto: crisi. Non una crisi di passaggio:  tutti gli addetti ai
lavori concordano, si tratta della crisi più grave degli ultimi 80
anni.  La situazione è sotto gli occhi di tutti: milioni di lavoratori
disoccupati, aziende sul lastrico o in ristrutturazione selvaggia,
crescita esponenziale del debito pubblico e diminuzioni del Pil, classe
media impoverita ovunque.  Non è un caso che questo processo abbia
preso le mosse dalla guerra , considerata dai Paesi guida del G8 la
miglior risposta all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. In
particolare la feroce guerra in Iraq ha assorbito una impressionante
quantità di denaro, il cui finanziamento è stato reso possibile dalla
vendita di buoni del tesoro statunitensi sul mercato internazionale
contando su una forte diminuzione dei tassi d’interesse, collegando a
questa politica il via libera a prodotti finanziari sofisticati che
impegnavano il consumatore a spendere un denaro inesistente, con
margini di rischio nascosti da analisi di rating manipolate.

I profitti della globalizzazione
hanno incrementato il divario tra Nord e Sud del pianeta, consentito
speculazioni formidabili sull’ambiente e sui beni primari (a cominciare
dall’acqua), imposto politiche di privatizzazione generalizzata. I
profitti della globalizzazione non hanno placato la fame  e la sete nel
mondo. Al contrario: ogni giorno la tragedia della sopravvivenza
conquista nuovo spazio nel pianeta. La sperequazione colpisce
l’organizzazione sociale: aumenta ovunque la disuguaglianza, la
ricchezza è concentrata nelle mani di un pugno di uomini, mentre
milioni e milioni si chiedono se domani potranno contare su un salario.

La globalizzazione neo-liberista è fallita.
E’ bastato un decennio per passare
dall’entusiasmo ideologico al disastro economico-finanziario, dal
trionfo del capitalismo post-guerra fredda alla recessione.

Che cosa possono dire al mondo di
nuovo e importante un nugolo di ministri economici e di banchieri che,
in non pochi casi, hanno avuto un ruolo di primaria importanza per
sospingere la situazione fine alla sua attuale condizione di crisi
globale? Non è un G8 già svuotato, e neppure un G20, che possono
arrogarsi il ruolo del governo mondiale dell’economia.

Noi, ricordando le tante
dichiarazioni, gli appelli, i manifesti prodotti dal movimento da
Seattle ad oggi, ribadiamo che la rotta dell’economia mondiale va
cambiata. Le nostre preoccupazioni e le nostre dure critiche alla
retorica e alla pratica della globalizzazione si sono dimostrate del
tutto giustificate e fondate. Assistiamo al dibattersi dei governi in
una spirale di provvedimenti di emergenza che rivelano liquidità
inimmaginabili, laddove per un decennio si era detto che non esistevano
materialmente le risorse per intervenire sui tanti fronti delle
tragedie umanitarie e per sanare con la dovuta forza il degrado
dell’ambiente, violentato da decenni di produzioni di massa avvelenate.
Liquidità utilizzata per salvataggi governativi che vengono operati
verso le grandi banche, le stesse che hanno inventato una miriade di
prodotti finanziari derivati a danno dei consumatori. Niente sembra
indicare un ridimensionamento delle industrie delle armi, voragini di
denaro che alimentano insanabili divisioni tra i popoli del pianeta .
Nessun piano significativo, al passo con la gravità della situazione,
sembra venire dai grandi vertici mondiali. Il G20 di Londra non a caso
è stato deludente e non ha portato a nessuna conclusione degna di nota.

Il vertice politico-economico del
G8 si terrà in Italia, dove il Mezzogiorno si impoverisce, mentre il
governo inventa diversivi mediatici per coprire l’assenza di programma
economico, mentre si tagliano indispensabili risorse in tutti i settori
strategici del Welfare, abbassando la qualità della vita e
pregiudicando il futuro delle giovani generazioni.  Questa sostanziale
incapacità di governare la crisi è peraltro accompagnata dalla promessa
di opere faraoniche di dubbia utilità collettiva e di certa
distruttività ambientale, indici di un titanismo di cartapesta che
sembra mal comprendere la gravità e la profondità della crisi.  

Noi, ricordando che a Genova
avevamo affermato che un altro mondo è possibile, troviamo improprio
che le grandi potenze economiche della terra discutano tra di loro a
porte chiuse, arroccate in una arrogante posizione di isolamento
proprio mentre tutte le scommesse da esse giocate sulla pelle dei più
deboli sono state perse. 

Nei giorni del vertice di Lecce
noi saremo nelle piazze e nelle strade per discutere della crisi
globale, per dare la voce a esperienze di riflessione critica e a
quelle realtà che, con  progetti innovativi, stanno sperimentando 
modelli economici e sociali diversi e alternativi a quelli, disastrosi,
delle politiche economiche delle grandi potenze.

Saremo a Lecce per riflettere e
contestare, convinti che la partecipazione diretta dei cittadini alle
scelte politiche sia un diritto fondamentale che va esercitato sempre.
Tanto più oggi, dentro una crisi che morde la vita di ognuno e che
colpisce maggiormente le fasce più deboli.   

Oggi un altro mondo non solo è
possibile, ma è necessario. Oggi vanno ascoltate le ragioni di quanti,
puntando sulla creazione ed estensione di reti di comunicazione
partecipate, chiedono un mutamento radicale delle politiche economiche
mondiali.

Facciamo appello alla società
civile, ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati e a quanti
concordino con questo manifesto per dare vita a un percorso di
iniziative che culmini il 12 giugno in un convegno sulla crisi globale
e le alternative economiche e il 13 giugno in una manifestazione
nazionale a Lecce.


Coordinamento NoG8Lecce


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