Lettera aperta ai responsabili mondiali
Posted: Dicembre 9th, 2009 | Author: labomar | Filed under: POLITICA | Commenti disabilitati su Lettera aperta ai responsabili mondiali
“Copenhagen fallisce”, “Copenhagen non fallisce”, quel che è certo è che la conferenza di Copenhagen non si concluderà con un nuovo trattato post-Kyoto vincolante, ma solo con un accordo politico “ambizioso”. Di un trattato se ne riparlerà nel 2012! Il fatto non stupisce troppo, anzi appare del tutto coerente con il modo in cui da sempre i responsabili della politica mondiale si sono posti di fronte alla crisi, un problema decisivo per le sorti dell’umanità. Dapprima, per decenni, ne hanno negato l’esistenza stessa. Ne hanno poi riconosciuto la realtà solo quando, negli anni ’70, scattò l’allarme di esaurimento delle energie fossili. Mai comunque hanno considerato la crisi ecologica nella sua interezza, ma hanno concentrato la loro attenzione soltanto sul mutamento climatico. Certo, è questo l’aspetto più ineludibile dello squilibrio ecosistemico e, a termine, portatore di conseguenze gravissime, ma non è il solo: basti pensare alla costante diminuzione di acqua dolce, necessaria per usi umani e per il buon funzionamento degli ecosistemi, alla continua e crescente produzione di rifiuti non trattati e non trattabili, tra cui scorie tossiche e radioattive, che invadono territori, mari e oceani, al degrado del suolo con conseguenti effetti disastrosi sulla produzione alimentare. Infine hanno fatto della “green economy” lo strumento primario di soluzione del problema ambiente e insieme (continuando a ignorare gli insuperabili “limiti del pianeta”) della promozione di una nuova crescita produttiva al servizio del capitalismo globale. Ma In tal modo sono riusciti solo ad attizzare gli scontri di interessi fra le economie nazionali ed i grandi gruppi mondiali, finanziari e industriali, in competizione acerrima fra loro: quelle per la propria sopravvivenza, questi per la supremazia della – sperata – nuova economia: di fatto creando un nuovo pesante fattore dell’attuale fallimento dei negoziati sul clima.